mercoledì 7 novembre 2007

ologrammi, fiori secchi e gusci in madreperla

Nei momenti grigi il mondo si trasforma in ologramma, gioco di specchi prodotto dalla mente.
Fantasie che al primo movimento degli specchi possono venire riassorbite tra le pieghe dei pensieri, pensieri che girano a vuoto e si compiacciono di tirare dardi contro di sé.
Un Mondo che non entra, a dispetto del proprio che preme per uscire, senza curarsi dei modi in cui lo fa, troppo desideroso di essere, vivere, far vedere.
Spalanca porte mentre forse non dovrebbe, apre scrigni che invece dovrebbero rimanere serrati, come Koshey incatenati diec'anni alla parete, senz'acqua per potersi dissetare.
Senz'acqua a diventare fiori secchi, ultimi e fragili residui, a colori tenui, rimasti in penombra fin quasi -quasi!- a scordarsene, e a quel punto, solo allora, volerli sfiorare, e con una carezza dolcissima ridurli in polvere.
O magari sarà un raggio di sole, improvviso, a ridurli a vuoti e vacui gusci, involucri disabitati e abbandonati nella loro trasparenza madreperlacea.
E allora se ne riuscirà a sorridere, di un sorriso malinconico che accoglie e lascia andare.

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