mercoledì 23 gennaio 2008

fili annodati tra cocci di vetro

Camminiamo a piedi nudi su cocci di vetro
sperando di non lasciare troppe gocce di sangue
a cantare il nostro equilibrio precario.


Parole legate a un filo
tirate fuori a forza, senza riguardo
per aver la parvenza d'intesser discorsi.
Mentre dentro si annoda solo un poco in più,
groviglio senz'ordine
che ha rinunciato ad averlo.

venerdì 11 gennaio 2008

dimentico

Così, senza neanche avere il tempo di capire quale pensiero ti sta attraversando la testa ti ritrovi a dirlo. Poi ti fermi, e lo specchio che hai di fronte ti aiuta a domandare. La prima parola però è un No.

- No, non è possibile. Che hai detto? Ti manca? Come, ti manca? Ma davvero?
- Sì, mi manca quell'inverno...

E ti chiedi come sia possibile.
Ricordano gli occhi, sempre tristi e inclinati al suolo. Ricordano. Sempre loro. Il vagare dello sguardo tra anonime sagome, in strada, cercando e fuggendo una forma nota, lei, quella che subito sarebbe spiccata nel grigio e nell'inerte coi suoi guizzi inconfondibili. Che non volete guardare o sapere davvero, occhi. O forse sì, e seccarvi del tutto e morire un poco.

Eppure riesci a pensare "però mi manca quell'inverno..."

Sì, mi manca.
Ora, mi manca il divano rosa di casa, ormai distrutto dai gatti come del resto ogni altra cosa, vinili, libri e soprammobili come puzzle recuperati. Tutti i mobili o quasi ereditati, riciclati, di fortuna, o sostituiti solo al limite ultimo quando proprio non si poteva fare altrimenti, secondo la logica del "Ma funziona ancora! E' uno spreco cambiarlo.." e "No, stavolta no! Il piatto non lo puoi incollare!" ..e sentire tremando il rumore della ceramica quando viene appoggiato sul tavolo, che una di queste volte si sbriciola, lo so!
E continuare la collezione frutto dei mercatini dell'usato nelle chiese sconsacrate che a Dicembre fa solo un freddo che ti entra nelle ossa e non ti molla più, caccia alla vecchietta che unica tra i volontari ci capisce qualcosa ed è in grado di non farti pagare il secondo tomo del Conte di Montecristo un euro in più "perchè ha più pagine", o la stoffa recuperata nel cesto degli scampoli col prezzo al metro!

Eppure quell'inverno mi manca.
Sedute sul divano con i ciuffi d'imbottitura bianca che spuntano dal basso, guardarsi la tv che non mi ricordo se aveva già quella luce verde diffusa che rende ogni film vagamente fantascientifico. Forse no. Forse all'epoca il verde era solo in basso a destra. E forse un'altra chiazza rossa in alto al centro.
Sedute, plaid addosso e tazze tonde tra le mani, forma perfetta a scaldare dita e palmi, fumi che salgono tra arancia e cannella.
Del film comincia la parte tragica, le tazze son posate a lato, le mani cominciano a stropicciarsi, e poi trattenute sotto le gambe, e ancora a sostenere e tenere la testa, strette un poco.
Ognuna persa nel proprio viaggio, nella propria storia, ricalcando i sentimenti a schermo del proprio vivere, di chi ci circondava.
Un volo. Uno schianto. Sussulti anche tu e lo assorbi in te.
Poi, solo dopo, viene spontaneo girarsi, guardarsi, anche se già lo sapevamo, che non si piange sottovoce. Piangiamo e ci guardiamo piangere, in un viaggio che è passato, ma in un ora che è lì, vicine.

Sorridiamo.
Ci sorridiamo.


[Il cuore è recidivo e il reato, lo so, ma non ricordo, dimentico. Quintorigo]

sabato 5 gennaio 2008

schizzi - in fondo grigio

..continuo a leggermi nell'insignificanza di un quotidiano
senza variazioni, anima monocromatica in cui tratti e colori
si disciolgono gli uni negli altri creando un tutto indistinto e grigio.
Solo in pochi punti vaghe tracce di materia pura,
troppo condensata rimane intatta all'acqua che slava e porta via.

venerdì 4 gennaio 2008

pensiero di calicanto

..cielo grigio, ma il calicanto appena sbocciato scioglie in aria il suo odore giallo nuovo.
Un fiore staccato, una carezza all'albero che se ne separa.
Leggero, stretto appena perchè non voli via, mano a ripararlo dal vento.
Da te, sul tuo palmo, bacio racchiuso tra le dita.

Ali

[Y. Mishima, Ali]

Curvati su te stesso. Circondati il torso con un braccio, cingiti così da raggiungere la schiena, solitario abbraccio. Sfila via una piuma dopo l'altra, lentamente. Uno strappo unico causerebbe troppo dolore. Pungenti ferite che bruciano all'aria, ma si chiuderanno. Pelle a restar nuda.

giovedì 3 gennaio 2008

fusa alla finestra

Pochi fiocchi sparsi nel cielo.
Non durerà, fa troppo caldo, entro breve vedrai che smette.
E invece no, continua. I minuscoli frammenti di ghiaccio si trasformano in fiocchi che assumono consistenza, non ti devi più sforzare per seguirli nei loro movimenti in aria.
Sorridi, e aumenti il tepore poggiando il viso contro un muso di gatto fermo alla finestra i cui occhi sono più stupiti dei tuoi, attenti ad ogni cristallo che scende. E lo diresti assorto, per quanto non ti capaciti di potergli donare un aggettivo quasi troppo umano. Ma non c'è alcun dubbio, è proprio concentrato, e non c'è rumore nè carezza a poterlo distrarre da questo spettacolo.
E allora vi fate compagnia, il pelo che morbido s'insinua tra le dita, in gesti lenti, quasi inconsapevoli.
Silenzio. E salgono leggere le fusa complici di entrambi.