venerdì 22 febbraio 2008

viaggio di gatto

consiglio: evitate di far scoprire al vostro gatto l'esistenza di mediaplayer... potrebbe restarci sotto.

venti minuti che non perde d'occhio lo schermo... e pare non abbia alcuna intenzione di spostarsi. al massimo cambia posizione per vedere meglio. o annusare e allungare la zampa sulle immagini.

...ho il gatto sotto acido.

giovedì 21 febbraio 2008

carezza viola

bicicletta
un'aria gradevolissima sul viso
non più pungente.
all'orizzonte sopra le case
un viola tenue, appena intuito
carezza la pelle.

domenica 17 febbraio 2008

impronte

Il tempo passa, e me ne accorgo solo ora, ora che dimentico le date.
Non mi ricordo più se era oggi. O forse era il 4. Di sicuro era un sabato, un sabato mattina di inizio febbraio, freddo, cielo grigio da inverno pieno, nuvole pesanti a promettere pioggia.

Solo una piccola traccia, un'impronta, a ricordarti.

mi ricordo quando ti ho vista, rasente la recinzione metallica, i passi veloci, a scappare, neanche tu sapevi da dove, da chi, o verso cosa. Non l'hai mai saputo.
Ma dopo quel cielo grigio un po' ti sei fidata, almeno di noi.

Lontana, ancora non ho realizzato che non ci sei più. E mi aspetto di vederti e farti le feste quando torno a casa. Solo ogni tanto subentra il pensiero come freccia. E sorrido pensandoti, gli occhi mesti mentre ricordo i tuoi.

sabato 16 febbraio 2008

ultima corsa

Un bel viaggio, di quelli da conservare tra i pensieri belli, tra i sorrisi non celati, aperti, dichiarazione di gioia. Felice, e allora emerge spontanea, gli occhi si aprono per non perdere alcun frammento di mondo, brillano rimandando e restituendo i colori assorbiti.

Timidezza che mi impedisce di chiedere un passaggio in macchina, è tardi, scappo in fretta.
Verso Pére-Lachaise, in fondo a République e vicino a Oberkampf, via tappezzata di localetti uno in fila all'altro, lungo la strada corro, veloce. Memore dell'ultima metro perduta vorrei evitare di replicare e trovarmi nuovamente persa in qualche zona ignota di Paris, senza punto di riferimento alcuno -esclusi due ragazzi incontrati sul binario che nonostante vino e pessimo francese hanno capito che avevo disperato bisogno di trovare un autobus.
Una pirofila di vetro in borsa rallenta corsa e il battere degli stivali sull'asfalto, ma mal che vada potrà sempre tornare utile caso mai incontrassi qualcuno di poco carino lungo la via..!
Arrivo in salto e scendo i gradini al volo. Sottosuolo.
1:28, lo schermo non dà segnale alcuno, ma gente in attesa ce n'è, quindi speri bene. Arriva. Un gruppo di ragazzine si getta dentro, risate in esplosione, mentre un paio di chitarre in azione diventano motivo privilegiato per scegliere una porta piuttosto che un'altra.

Sospesi in aria, sopra la città, tratto di metro che viaggia all'aperto.
Bossanova improvvisata attraversando Parigi.

Aspettavo un viaggio in solitaria, il vagone invece è pieno. Beh, certo non da ora di punta, tutti han trovato da sedersi, ma sono pochi i posti vuoti.
L'acustica ha un suono pieno, rotondo, mentre l'elettrica ancora vibra metallica, senza eco. Poi il suono cambia -meraviglia del micro-generatore che il ragazzo tiene tra le gambe- e l'improvvisazione si fa seria, entrambi sanno quel che fanno e si sanno seguire. Una ragazza accompagna qualche nota a voce, il passeggero a fronte è un ruolo che muta, percussionista corporeo che si sostituisce più volte tra discese e salite.
Curiosa, mi guardo intorno, a vedere chi c'è, chi si stia gustando quella musica. Facce distese, sorridenti, prese da quei suoni improvvisati e carichi; così diverse dai visi scocciati che accompagnano ogni musicista da metro durante il giorno.
Ma è notte, e ci son solo sorrisi.

Oltrepassiamo La Chapelle, musica finita, cambia geografia. Iniziano ad entrare persone eleganti, tacchi alti e pietre al collo, giacche e scarpe lucide. Lasciata una Parigi più periferica, ora siamo sotto Montmartre, sotto Pigalle.
Strano, penso ora, come la Paris da cartolina, quella delle viuzze strette e dei lampioni in ferro battuto, degli scorci appena intravisti o dichiarati fino agli estremi della città, si trovi sopra, esattamente sopra, la zona dell'eros commerciato. Una a fianco all'altra, vien da domandarsi dove sia il confine tra le coppiette in cerca d'uno scintillio d'occhi e le pale rosse del Moulin.

Poche fermate ancora, uscire e inspirare a fondo l'aria fredda e umida. Strade ora conosciute, zona che rientra nella definizione allargata di casa.
I passi risuonano a ritmo. Pochi minuti.
Chiudo la porta, ci sono.

venerdì 8 febbraio 2008

acerbo

trovo il mio punto più debole
quello più fragile, punto esatto di rottura
trovo il centro dove affluiscono i solchi
si congiungono le crepe che faticosamente tengo sotto controllo
falsi artifici e drappi colorati

difese abbassate

mi colpisco a fondo
unico modo che ho di mantenermi in equilibrio
fingere che sola sono in grado di trovare assesto

destabilizzata
perdo terra, perdo appoggio
movimenti scomposti che muovono l'aria in colpi acerbi

forse tutti noi
perennemente acerbi
instancabilmente acerbi

lunedì 4 febbraio 2008

pietre e fiori

L'Orangerie davanti a noi per caso, camminando per scaldarsi, in queste giornate che l'inverno proprio non vuole abbandonare.

Monet e le sue ninfee, circolari, fiori sospesi, acqua a sorreggerli mentre tu con loro ti ci trovi immerso, pensieri dispersi nei colpi di viola, tratti che si seguono e tu ti perdi in loro, lasciando andare il tuo filo logico mentre resta solo una sorta di senso di benessere diffuso.


I miei occhi non più piegati all'ingiù sono il mio grazie per voi.
Colgo un fiore col pensiero per ciascuno di voi.