sabato 16 febbraio 2008

ultima corsa

Un bel viaggio, di quelli da conservare tra i pensieri belli, tra i sorrisi non celati, aperti, dichiarazione di gioia. Felice, e allora emerge spontanea, gli occhi si aprono per non perdere alcun frammento di mondo, brillano rimandando e restituendo i colori assorbiti.

Timidezza che mi impedisce di chiedere un passaggio in macchina, è tardi, scappo in fretta.
Verso Pére-Lachaise, in fondo a République e vicino a Oberkampf, via tappezzata di localetti uno in fila all'altro, lungo la strada corro, veloce. Memore dell'ultima metro perduta vorrei evitare di replicare e trovarmi nuovamente persa in qualche zona ignota di Paris, senza punto di riferimento alcuno -esclusi due ragazzi incontrati sul binario che nonostante vino e pessimo francese hanno capito che avevo disperato bisogno di trovare un autobus.
Una pirofila di vetro in borsa rallenta corsa e il battere degli stivali sull'asfalto, ma mal che vada potrà sempre tornare utile caso mai incontrassi qualcuno di poco carino lungo la via..!
Arrivo in salto e scendo i gradini al volo. Sottosuolo.
1:28, lo schermo non dà segnale alcuno, ma gente in attesa ce n'è, quindi speri bene. Arriva. Un gruppo di ragazzine si getta dentro, risate in esplosione, mentre un paio di chitarre in azione diventano motivo privilegiato per scegliere una porta piuttosto che un'altra.

Sospesi in aria, sopra la città, tratto di metro che viaggia all'aperto.
Bossanova improvvisata attraversando Parigi.

Aspettavo un viaggio in solitaria, il vagone invece è pieno. Beh, certo non da ora di punta, tutti han trovato da sedersi, ma sono pochi i posti vuoti.
L'acustica ha un suono pieno, rotondo, mentre l'elettrica ancora vibra metallica, senza eco. Poi il suono cambia -meraviglia del micro-generatore che il ragazzo tiene tra le gambe- e l'improvvisazione si fa seria, entrambi sanno quel che fanno e si sanno seguire. Una ragazza accompagna qualche nota a voce, il passeggero a fronte è un ruolo che muta, percussionista corporeo che si sostituisce più volte tra discese e salite.
Curiosa, mi guardo intorno, a vedere chi c'è, chi si stia gustando quella musica. Facce distese, sorridenti, prese da quei suoni improvvisati e carichi; così diverse dai visi scocciati che accompagnano ogni musicista da metro durante il giorno.
Ma è notte, e ci son solo sorrisi.

Oltrepassiamo La Chapelle, musica finita, cambia geografia. Iniziano ad entrare persone eleganti, tacchi alti e pietre al collo, giacche e scarpe lucide. Lasciata una Parigi più periferica, ora siamo sotto Montmartre, sotto Pigalle.
Strano, penso ora, come la Paris da cartolina, quella delle viuzze strette e dei lampioni in ferro battuto, degli scorci appena intravisti o dichiarati fino agli estremi della città, si trovi sopra, esattamente sopra, la zona dell'eros commerciato. Una a fianco all'altra, vien da domandarsi dove sia il confine tra le coppiette in cerca d'uno scintillio d'occhi e le pale rosse del Moulin.

Poche fermate ancora, uscire e inspirare a fondo l'aria fredda e umida. Strade ora conosciute, zona che rientra nella definizione allargata di casa.
I passi risuonano a ritmo. Pochi minuti.
Chiudo la porta, ci sono.

4 commenti:

nocciolina ha detto...

bello....
ancora ancora!! :))

plenilunjo ha detto...

magari una volta che ho dato l'esame ^^'
dai, prometto di collezionare istantaee nei miei prossimi pellegrinaggi in giro tra francia e italia! e vediamo se salta fuori qualcosa!

bacini amica, a prestissimo!!

ni ha detto...

Meraviglia... niente di meglio di un clima così disteso e festante per creare un incanto!
Fortuna poi che ci sei tu a filtrarli e dipingerli ulteriormente!

Grazie

plenilunjo ha detto...

beh, era davvero una bella situazione, mi sembrava di stare dentro a un piccolo corto per tutti i personaggi surreali che sono comparsi sulla scena..
per quanto riguarda le mie parole invece, esagerato come sempre ^^