giovedì 27 settembre 2007

plenilunjo

Primo penilunjo a Paris, ma è nuvolo e la città è rivestita di un cielo grigio chiaro a chiazze, nonostante sia notte, nuvole che rimandano a terra le luci che le perforano.
Luna piena, nascosta alla vista. Strana maledizione per cui sono costretta ad osservare ogni luna piena dalle finestre, dai varchi di un luogo chiuso. E' raro che io sia fuori con plenilunio in cielo...
Triste un po' di dover aspettare altri 28 giorni per rivederla, senza sapere se il cielo me lo consentirà.

Abitudine a dormire con le finestre aperte,
tende scostate nonostante il cielo azzurro quasi fosse giorno.
Ricaricarmi di luce bianca, assorbirne le energie,
la forza e la delicatezza assieme.
Inondata.

Nuvole rosa, su cielo grigio cobalto. Una punta di indaco, quasi... E a luci spente diventa arancio.

domenica 23 settembre 2007

tempo infinito

.. butto via il tempo, pensando sia infinito ..

Paris

Bene, mi svelo, dichiaro il mio essere a Parigi, do un nome ai miei luoghi e rendo possibile riconoscerli...
E, forse, in questo modo riconoscere me.
Il diario è iniziato, e nonostante come sempre le parole rilette mi sbalzino fuori di me, ne riporto alcune, qualche traccia sparsa perchè resti anche fuori di me il primo incontro con questa città..

19 Settembre

Vento fresco e cielo azzurro, e qualche nuvola bianca sparsa, veloce, trasportata dal vento e in un istante spunta il sole, che scalda la schiena.
Notre Dame, il piazzale in fronte con intorno le siepi ben curate, invase da uccellini bramosi di cibo, piccoli e con le piume arruffate, morbide, lanuginose, a centinaia in un metro quadro.
Le viuzze ogni tanto riservano sorprese. In una traversa di Rue Saint Jaques una chiesetta inondata dal sole, pietra grigia che ogni tanto lascia spazio ai vuoti e alle punte del gotico, questa traccia di nero e quasi angoscia in mezzo alla leggerezza e al savoir faire francese.
Strano gusto per il mostruoso.
I gargoyles di Notre Dame, un drago davanti a una chiesa, fiamme dorate su lingue di metallo nero che perforano il pavimento e foglie lunghe, alghe dorate che si allungano in alto.
Contrasto strano, tra la cura, quella che sembra essere la volontà di tenere tutto sotto controllo, tutto perfetto, non una cosa fuori posto a rovinare l'armonia dell'ordine, e questi mostri che sorvegliano impassibili e feroci non si sa bene cosa. Non angeli nè santi, ma draghi e creature di pietra.
Paris sorvegliata dall'alto, sorvegliata di notte, perchè anche col buio tutto continui a essere calmo e tranquillo, senza intoppi, faccia impeccabile di fronte al mondo. Il faro della Tour Eiffel, un giro completo sopra tutta la città, ne descrive il raggio, la percorre intera fino alle periferie. Non un angolo ne resta fuori. E il secondo faro dritto dentro al cielo. Ego innalzato, dentro la notte, a ricordare di essere lì, sempre presente, sopra tutto.

20 Settembre

Metro.
Odore d'incenso e linee di violino. Odore di pane dolce, zucchero scaldato che sale nell'aria.
Musiche di Moulin Rouge perchè i turisti riconoscano la città, e trovino anche qui suoni e sapori conosciuti per non sentirsi fuori luogo, estranei.
Codici per non sentire il peso dell'Altro.
Evitare lo spaesamento.
Unico punto fermo di cui noi monadi moderne disponiamo, nuovi dèi fatti di carne macinata e bollicine..

22 Settembre

Montmartre e le Sacre Coeur. Salire le scale con un sottofondo di jambee e deejeredoo e una voce maschile, bassa.
Parigi dall'alto, tutta illuminata, e alle spalle pietra bianca.
Pietra che diventa più bianca ogni volta che piove per via di una sostanza che secerne. Notizia che da sola basta a illuminare la giornata.
Un giro per la parte alta di Montmartre, so di essere turista, di comportarmi da tale, so di averne gli stessi sguardi e movenze.
Un clochard (che fa più chic e snob insieme che dire barbone..) che ti dice convinto, in perfetto italiano, che il tuo maglione che tieni in mano è il suo. Chissà quanti ne avrà fregati!

23 Settembre

Sera a Notre Dame, di nuovo, ancora una volta bellissima, sospesa e trattenuta dalle arcate gotiche, ormeggi per trattenerla a terra, troppo leggera per non volare via. Archi slanciati in pietra che le regalano vuoti, lasciando spazio all'aria.

sabato 22 settembre 2007

pages blanches

vos mures m'angoissent comme de pages blanches

..un graffito su un muro..

giovedì 20 settembre 2007

parole per me

Mi sono resa conto di avere voglia di scrivere, di lasciare traccia di quello che vedo durante il giorno, di non perdere nell'indistinto e nell'opaco i sorrisi, le facce, i profumi dei luoghi per i quali mi trovo a passare.
Ma allo stesso tempo so di censurarmi a sapere che tutto ciò, i pensieri come le impressioni di un momento, potrebbe essere letto. Diventare io trasparente per non so chi.
E allora ho iniziato un diario cartaceo. Per me. E può essere che qualcuna delle sue pagine arrivi qui... col tempo...

martedì 18 settembre 2007

ultime immagini

16 Settembre

Occhi verdi puntati di scuro, inondati dal sole.
Sorrisi. Aperti, felici, di augurio sincero, di affetto.
Odore di pioggia, le gocce d'acqua che si vedono quando la luce dei lampioni le attraversa.
Le mura, che chiudono la città, tinte d'arancio, nette contro il cielo scuro.

..inizia il viaggio..

mercoledì 12 settembre 2007

contraddizioni

è facile essere altruisti quando non ci costa nulla

Non mi ricordo da dove viene, ogni tanto il mio cervello sputa fuori frasi e parole che rigurgita da chissà dove.
Oggi ho visto un servizio sul randagismo in un paese dell'Est, cani braccati senza pietà, collari rigidi stretti intorno al collo, sbattuti in gabbia mentre guaivano e si dimenavano, in un tentativo inutile di fuga. Gabbie metalliche, troppo strette, e in una di queste veniva infilato dall'alto un secondo cane, troppo stretta perchè potesse contenerne due, e uno era sopra all'altro, con le grida degli uomini a caccia che ne coprivano i gemiti.
Mi sono bloccata. Non riuscivo a guardare ma volevo sapere, corpo rigido e occhi fissi, immobili e impotenti che si riempivano di lacrime.
Tutte le volte che vedo scene di violenza piango, non riesco a reggerla. Divento empatica, proprio io che mi sento così distaccata da tutto, e vorrei intervenire, bloccarla, far sì che la sofferenza cessasse, basta col dolore, con le ferite. E mi metto a piangere sapendo di essere impotente, di non poter far nulla.
Con gli uomini divento più cinica, il mio sguardo è troppo da primo mondo in questo, troppo figlio della borghesia degli ultimi cent'anni. E il self-made-man prende possesso dei miei pensieri, fino a fare dire loro che quando un uomo sta male è perchè non ha agito in modo da cambiare le cose, che possiamo cambiarci la vita, è solo una questione di forza e debolezza. Ma per fortuna dopo un po' riprendo il controllo, penso a leggi causali e sistemi impossibili da abbattere, a muri così saldi che t'inchiodano dove sei, al fatto che la possibilità di scegliere e decidere esiste solo per alcuni, solo da un certo punto in poi.
E io sono nel primo mondo.
E mi rendo conto delle mie contraddizioni, della mia incoerenza.
Piango per i cani trascinati per terra e ammassati l'uno sull'altro, non riesco a reggere i loro occhi umidi rivolti in camera. Non tocco carne perchè non ci riesco, forse troppo animista in questo, quell'arcaico che resiste e che mi dice che ciò che entra a far parte di me poi mi costituisce. Come nutrirsi delle carni di un nemico valoroso equivaleva ad appropriarsi anche della sua forza, sentire sotto ai denti la consistenza e il sapore della carne mi mostra il terrore dei macelli, il sangue, la follia degli animali che sono condotti alla morte e se ne rendono conto... E non voglio che tutto ciò entri dentro di me.
Non mangio carne, cerco di uilizzare prodotti che non siano testati, che seguano guide etiche... E poi compro pelle, me ne rivesto.
Contraddizione vivente! Oggi mi sono comprata una giacca di pelle, usata, ma di pelle è. Pagata pochissimo, in negozio non ci avrei preso neanche un maglione di lana con gli stessi soldi. E per quanto mi giustifichi dicendo che non è certo morto per me, che sto semplicemente continuando ad usare qualcosa che già esisteva, qualcosa che qualcun altro ha già sfruttato ed usato a lungo, so che sono soltanto sofismi, giustificazioni. So che con quello che indosso mando un messaggio, così come per ogni cosa che faccio, ognuno di noi manifesto vivente di quello che pensa.
E ricoperta dalla mia nuova giacca di pelle mi sentirò come se fossi gli organi interni di un vitello.

martedì 11 settembre 2007

sguardi

La metropolitana ha un odore caldo, simile a quello dell'erba calda d'estate, che rimane troppo a lungo al sole e all'umidità della notte e inizia a marcire, e diffonde un sapore dolciastro.
Nonostante sia mezzogiorno non c'è molta gente, e tuttavia mi allontano dall'entrata per stare un po' con i miei pensieri, calmare l'agitazione... Mi guardo intorno, e cerco di fare attenzione alle persone che ho intorno, incontrare occhi, visi, sfumature perchè non scompaiano nella massa..
C'è un ragazzo seduto a fianco al muro, capelli lunghi e forse ricci se non fossero così annodati, un castano schiarito dal sole e barba ancora più chiara.. Mi colpiscono i suoi occhi, stanno ridendo, mentre la bocca sorride impercettibilmente. Seguo il suo sguardo e vedo una bimba che canta, seduta sulle gambe della madre.. Lei orientale, io incapace di riconoscere differenze somatiche e l'oriente diventa un tutto indistinto, il padre è poco più in là, tratti africani. La bimba è bellissima, in un miscuglio di origini che rendono il suo viso unico, irripetibile, e così mi perdo a guardarla giocare, a vederla ridere.
Rumore, aria fredda che sale e porta un odore metallico, stridio di freni.
Passi lenti e calmi, una quiete in contrasto con la gente ad occhi bassi che sgomita e si urta per entrare nel vagone.
Io mi appoggio alla parete, di fronte il ragazzo biondo, ancora il viso disteso in un sorriso. Mi guardo in giro e vedo occhi fissi nel vuoto, facce inespressive, tutti ugualmente per sé.
I due bambini si sono ritagliati uno spazio colorato e continuano a giocare, e io non so se siano più belli loro o gli occhi del ragazzo che sta di fronte a me, persi e felici. Ogni tanto ci guardiamo, felici di incontrare un'altra persona rallegrata da quel pezzetto di mondo.
Scendono, e pochi minuti dopo scende anche lui. Nessuna parola, nessun saluto, ma attraverso i vetri graffiati e lerci del vagone, sotto il sole e a bocca chiusa mi regala un sorriso e occhi che brillano.
Le porte si chiudono di scatto e riprende il viaggio.
Io mi sento cullata, il respiro lungo e profondo.
Sorrido...

giovedì 6 settembre 2007

linee

Finalmente la mia stilo! Domani la vado a prendere, è arrivata! quella nuova..
Ad aprile me l'hanno rubata in portineria di facoltà (!) dopo due anni che mi accompagnava, tra appunti, immagini, lettere..

Era fedelissima, inchiostro fluido e morbido sulla carta, una linea nera che non raschiava ma si srotolava e si allungava senza strappi.
Ogni tanto faccio la prova di ribaltare il foglio su cui scrivo, per perdere il senso delle parole e vedere solo tracce nere
(come l'esercizio per imparare zittire l'emisfero sinistro ribaltando un disegno, fino a perderne il contenuto e vedere solo forme e colori).
Scrivere come disegnare, in linee che s'inseguano e compongano arabeschi.

Ho bisogno di cambiare calligrafia, cambiamento in arrivo...
La "G" maiuscola non mi piace più, è troppo spigolosa. E ho dei seri problemi anche con la "Y": è difficile riunire in un tratto unico una biforcazione..
Mi sembra di volermi imprimere nelle linee, di volermi rivedere nella scrittura che uso, e allora la plasmo e la reinvento ogni volta che mi sento inquieta e ho bisogno di cambiare.
..sorta di specchio del mondo, di come vorrei vederlo e me con lui..

Linee che si rincorrono e s'intersecano,
mantenendo un'armonia di forme.
Linee morbide, slanciate verso l'alto, leggere e aeree, senza fine

sabato 1 settembre 2007

settembre

ci siamo.
Agosto è finito e settembre significa partenza.
Meno 10.

Già da una settimana il respiro si è fatto più corto, a salti e scatti, come un disco troppo segnato su cui la puntina ogni tanto impazzisce e salta un giro, il battere continuo e basso. Il cuore ha ricominciato ad andare più veloce, ma non è un correre di eccitazione, ma un rimbombo, un colpo scostante e sordo, pesante.
E pesanti diventano anche i pensieri, chiusi in circoli strani che non riesco neanche a concretizzare, non li seguo. Sento che tornano e si snodano di continuo, che ricorrono e s'inseguono, ma sono così inconcreti che sono solo nuvole di vapore che si scontrano e gocciolano a terra e lì ristagnano e non penetrano.
Ancora pochi giorni e via di nuovo... E mi sembra di stare sprecando questi pochi giorni rimasti. Ma è come non volessi concretizzare, e continuare a lasciar passare i giorni mi fa credere di avere ancora chissà quanto tempo davanti.

E non riesco a capire se parto o fuggo... di nuovo...