mercoledì 12 settembre 2007

contraddizioni

è facile essere altruisti quando non ci costa nulla

Non mi ricordo da dove viene, ogni tanto il mio cervello sputa fuori frasi e parole che rigurgita da chissà dove.
Oggi ho visto un servizio sul randagismo in un paese dell'Est, cani braccati senza pietà, collari rigidi stretti intorno al collo, sbattuti in gabbia mentre guaivano e si dimenavano, in un tentativo inutile di fuga. Gabbie metalliche, troppo strette, e in una di queste veniva infilato dall'alto un secondo cane, troppo stretta perchè potesse contenerne due, e uno era sopra all'altro, con le grida degli uomini a caccia che ne coprivano i gemiti.
Mi sono bloccata. Non riuscivo a guardare ma volevo sapere, corpo rigido e occhi fissi, immobili e impotenti che si riempivano di lacrime.
Tutte le volte che vedo scene di violenza piango, non riesco a reggerla. Divento empatica, proprio io che mi sento così distaccata da tutto, e vorrei intervenire, bloccarla, far sì che la sofferenza cessasse, basta col dolore, con le ferite. E mi metto a piangere sapendo di essere impotente, di non poter far nulla.
Con gli uomini divento più cinica, il mio sguardo è troppo da primo mondo in questo, troppo figlio della borghesia degli ultimi cent'anni. E il self-made-man prende possesso dei miei pensieri, fino a fare dire loro che quando un uomo sta male è perchè non ha agito in modo da cambiare le cose, che possiamo cambiarci la vita, è solo una questione di forza e debolezza. Ma per fortuna dopo un po' riprendo il controllo, penso a leggi causali e sistemi impossibili da abbattere, a muri così saldi che t'inchiodano dove sei, al fatto che la possibilità di scegliere e decidere esiste solo per alcuni, solo da un certo punto in poi.
E io sono nel primo mondo.
E mi rendo conto delle mie contraddizioni, della mia incoerenza.
Piango per i cani trascinati per terra e ammassati l'uno sull'altro, non riesco a reggere i loro occhi umidi rivolti in camera. Non tocco carne perchè non ci riesco, forse troppo animista in questo, quell'arcaico che resiste e che mi dice che ciò che entra a far parte di me poi mi costituisce. Come nutrirsi delle carni di un nemico valoroso equivaleva ad appropriarsi anche della sua forza, sentire sotto ai denti la consistenza e il sapore della carne mi mostra il terrore dei macelli, il sangue, la follia degli animali che sono condotti alla morte e se ne rendono conto... E non voglio che tutto ciò entri dentro di me.
Non mangio carne, cerco di uilizzare prodotti che non siano testati, che seguano guide etiche... E poi compro pelle, me ne rivesto.
Contraddizione vivente! Oggi mi sono comprata una giacca di pelle, usata, ma di pelle è. Pagata pochissimo, in negozio non ci avrei preso neanche un maglione di lana con gli stessi soldi. E per quanto mi giustifichi dicendo che non è certo morto per me, che sto semplicemente continuando ad usare qualcosa che già esisteva, qualcosa che qualcun altro ha già sfruttato ed usato a lungo, so che sono soltanto sofismi, giustificazioni. So che con quello che indosso mando un messaggio, così come per ogni cosa che faccio, ognuno di noi manifesto vivente di quello che pensa.
E ricoperta dalla mia nuova giacca di pelle mi sentirò come se fossi gli organi interni di un vitello.

1 commento:

nocciolina ha detto...

un vitello dai piedi di balsa però!