mercoledì 28 novembre 2007

désir cynique

L'Homme..
non être de besoins,
non être de raison,
mais être de désirs.

Anche se infine si ama solo il proprio desiderio,
e non quello che si è desiderato
.


[D. Lecourt, F. Nietzsche]

domenica 18 novembre 2007

prendersi con dolcezza!

certi giorni bisogna prendersi con dolcezza, coccolarsi,
darsi attenzioni con piccoli ma quanto mai dolci dettagli...



Freddo intenso, da inverno inoltrato nonostante si sia nemmeno al 20 Novembre, non oso immaginare come sarà Gennaio! E tuttavia l'idea d'inverno è quanto mai incoraggiata dalle dilaganti decorazioni natalizie che già invadono ogni angolo di strada.
E qui si dimostra l'ormai innegabile senso del kitsch di cui i francesi sono permeati! Come non bastasse la Tour Eiffel trasformatasi perennemente in stroboscopico e allucinante albero di natale sbrilluccicoso -immaginare per comprendere un albero di natale di 309 metri d'altezza per farsi un'idea!- ormai anche lampioni, alberi e palazzi tengono il passo, facendo a gara per la più terribile decorazione!
Si inizia morigeratamente sugli Champs Elysées con alberi i cui rami spogli sono imbrigliati in fili bianchi che, fortunatamente, li adornano discretamente ancora senza luci.
Purtroppo seguono, inoltrandosi per strade di lusso in direzione Madeleine, lampioni e alberi posticci rivestiti di dischi di plastica argentati più cordoli spiumeggianti, anche quelli color argento. Il risultato è una strada che si è trasformata in una pessima copia di seconda mano di cristallini swarovsky e paillette da discoteca! Sempre non volendo nominare gli immensi fiocchi rossi e gli immancabili cristalli di neve alle vetrine!
Tra tutto ciò, un negozio di costumi in maschera e peluche, con gli animali riprodotti a grandezza naturale. Ora... Gli orsi ci stanno, in fondo sono un classico; già il cervo e il cinghiale mi lasciano un attimo perplessa; ma quando vedo il tacchino coi bargigli rosa, la coda a raggiera enorme e le zampe rugose è troppo, e scoppiano le risa, incontenibili!

Freddo! Freddo! Freddo! E cielo da neve, col sole che sbuca in trasparenza tra le nuvole che ricoprono il cielo intero, ultimi raggi prima che venga inghiottito del tutto.
Girare infreddolite, sottobraccio per cercare contatto e scaldarsi un poco, alla ricerca di un posto che possa offrirci qualcosa di caldo.
Ma l'ulteriore beffa offertaci da una delle città più invasa da turisti del mondo (e in special modo la domenica!) consiste nel trovare tutto chiuso: boulangerie, salon de the, brasserie... tutto irrimediabilmente a luci spente e con le sedie ribaltate e accatastate sopra i tavoli.
Finalmente arriviamo nell'ennesimo posto che avevamo mirato invogliate dalla guida, che ci stupisce felicemente nel rivelarsi aperto. Salvo, ovviamente, essere pieno a scoppiare... Chiediamo per l'attesa e, prevedibilmente, il cognome italiano risulta troppo incomprensibile per le schizzinose orecchie francesi, troppo assuefatte alle nasali per riuscire a concepire altri suoni! Così, c'inventiamo un nome che possano comprendere e ci reincamminiamo nel freddo per i venti minuti indicatici, intorno a un palazzo di vetro costruito al fine di ospitare un mercato, ma che al termine dei lavori si era rivelato essere troppo "opera d'arte" per poter sopportare strepiti e frutta gettata negli angoli, convertito quindi in centro commerciale di lusso!

Finalmente il tempo è nostro, e infreddolite c'immergiamo nella nostra meta, scoprendo che gli unici francesi presenti nel locale sono i camerieri... Dopo sgomitate varie e ripetuti depennamenti sulla lista d'attesa riusciamo a vederci assegnato un tavolino quadrato su cui già troneggiano svariati vasi che fanno presagire ogni ben di Dio, la nostra fame già portata al limite dal continuo passaggio di cestini pieni di pane e croissant, impedendosi di allungare la mano per servirsene e lasciare allibito il cameriere!
Ma via, finalmente sedute e il listino è nelle nostre mani.
Nonostante la fame sia notevole, ordinare la colazione completa sarebbe dichiarare guerra aperta alla capacità dei nostri stomaci di contenere cibo, e così si opta per la smezzata, a cui aggiungiamo una tazza di cioccolata calda.
Nell'attesa gli occhi spaziano sui tavoli di legno, sulla tavolata enorme in cui estranei fanno colazione affiancati, impiastricciandosi e servendosi dagli stessi vasi. Contro la parete una scaffalatura in legno con esposti i prodotti in vendita ci fa pregustare i prossimi sapori!
Finalmente, il tavolo si riempie! Un cestino di vimini ricolmo di pani diversi, i vasi di vetro con marmellate dei vari colori, cioccolate di ogni tipo. Il fumo sale dalla tazza bianca ricolma di cioccolata, spumosa in superficie; la teiera, tonda e morbida, scalda le mani ancora infreddolite, ma coi primi sorsi il caldo invade il corpo e iniziamo a viziarci di sapori!
Perchè è impossibile non sperimentare, sovrapporre, provare ogni accoppiata possibile o improbabile, intanto che il tavolo si riempie di briciole e diventa campo di battaglia in atto!
E tra le risa finisco col trovarmi briciole e marmellata ovunque, impiastricciata come una bambina che ha appena finito di giocare coi colori!

Pienissime e più che soddisfatte da questa colazione-pranzo-merenda delle 3 del pomeriggio, rifocillate e scaldate ci riconsegnamo alle strade e al freddo, a un cielo che si è fatto unica lastra di ghiaccio, promettente neve.
Poi, così, d'improvviso, il freddo e il ghiaccio vengono spezzati dalle foglie di un Ginko, ancora tutte su, ventagli gialli che irradiano colore!
E una volta ancora scopro quanto sia bella questa città, con quante sorprese sia in grado ogni volta di stupirmi.



sabato 17 novembre 2007

respiro

Capitano a volte situazioni e incontri tanto potenti da sconvolgerci i giorni.
Ci colpiscono a tal punto da costringere a ritornare a loro, qualsiasi cosa stiamo facendo.
A quegli Assoluti vorremmo dedicare ogni pensiero e ogni energia, votarci irrazionalmente con tutti noi stessi.
Ma poi ti fermi, ti guardi intorno e decidi di aspettare, di lasciare a quei momenti tempo e spazio per consentire loro di respirare, così da non travolgerli per la troppa impazienza.
Ti obblighi a lasciare che il tempo scorra, naturale, senza forzarlo, assecondandolo nei suoi risvolti, in ogni sua curva e ansa, rendendoti conto di quanto questo fosse necessario per non finire trascinata via.
E in vigile sospensione ti accorgi che quel "Pensiero" potendo respirare assume concretezza, perdendo così quei toni d'irrealtà di cui si tinge un Assoluto.

E mentre così cammino per strada, mantendendo il contatto e la consapevolezza del suolo, gli occhi al cielo scoprono unicorni tra le nuvole, mentre l'aria diffonde melodie che arrivano da lontano.

lunedì 12 novembre 2007

rete di Indra

Si dice che nel cielo di Indra esista una rete di perle disposta in modo tale che, osservandone una, si vedono tutte le altre riflesse in essa. Nello stesso modo, ogni oggetto nel mondo non è semplicemente se stesso ma contiene ogni altro oggetto e, in effetti, è ogni altra cosa.

La vita ha ripreso a fluire, fiume in piena che scorre, potente.
Sento l'acqua che mi lambisce con forza, i piedi puntati e il corpo teso in potenza, in assesti di equilibrio.
Acqua e vita potenti, intorno e dentro, ovunque, in ogni cosa che mi circonda, come se tutto fosse stato riportato alla vita. Mi attraversa, mi colme e riempie, m'invade, per poi continuare a fluire via, non depotenziata dall'avermi attraversato, ma ancora più forte, energie che si accrescono l'un l'altra.
Rete di Indra, ragnatela di luce in cui ad ogni nodo una perla brilla e riflette la luce di ogni altra, tutte presenti simultaneamente l'un l'altra e anche a sé, ritornanti nel riflesso.
Sostenuta in questa rete di fili e perle che so che mi specchia e mi sorregge, così come ugualmente divento io specchio e sostegno.
Immersa. Nodo di questa rete mobile e in divenire, in connessioni che si diramano all'infinito, anche oltre quanto io possa vedere, arrivare.

.. ed è un grazie immenso ..


(ovviamente dedicato a tutti coloro che mi sono cari)

giovedì 8 novembre 2007

sorrisi

A volte bastano poche parole,
lanciate da lontano come trottole colorate!

mercoledì 7 novembre 2007

ologrammi, fiori secchi e gusci in madreperla

Nei momenti grigi il mondo si trasforma in ologramma, gioco di specchi prodotto dalla mente.
Fantasie che al primo movimento degli specchi possono venire riassorbite tra le pieghe dei pensieri, pensieri che girano a vuoto e si compiacciono di tirare dardi contro di sé.
Un Mondo che non entra, a dispetto del proprio che preme per uscire, senza curarsi dei modi in cui lo fa, troppo desideroso di essere, vivere, far vedere.
Spalanca porte mentre forse non dovrebbe, apre scrigni che invece dovrebbero rimanere serrati, come Koshey incatenati diec'anni alla parete, senz'acqua per potersi dissetare.
Senz'acqua a diventare fiori secchi, ultimi e fragili residui, a colori tenui, rimasti in penombra fin quasi -quasi!- a scordarsene, e a quel punto, solo allora, volerli sfiorare, e con una carezza dolcissima ridurli in polvere.
O magari sarà un raggio di sole, improvviso, a ridurli a vuoti e vacui gusci, involucri disabitati e abbandonati nella loro trasparenza madreperlacea.
E allora se ne riuscirà a sorridere, di un sorriso malinconico che accoglie e lascia andare.

martedì 6 novembre 2007

Oz

Vivo ad Oz! Senza saperlo...


Me ne rendo conto quando, in una mattina di sole, camminando per la strada con gli occhi colpiti dalla luce del sole e dai colori intensi e caldi dell'autunno che avanza, foglie rosse a danzare per me, mi ritrovo davanti, ferme in attesa, due scarpette rosso sgargiante.
Una a fianco all'altra, distanti quel giusto da far presagire un salto verso l'alto, hanno da poco salutato Dorothy, mentre io rimango ferma all'uscita del parco, riconoscendo il brillare dorato dei mattoni gialli che spuntano tra la sabbia del sentiero.
E mentre il mondo per un attimo si ferma, mi aspetto da un momento all'altro che le foglie più gialle dell'albero cadano per lasciarmi intravedere gli smeraldi.

domenica 4 novembre 2007

mani

Seduta sulle tue ginocchia tengo le tue mani tra le mie.
Le guardo ed è come non sapessi più dov'è il mio corpo,
dove finisce e comincia il tuo.
Riconosco quella forma delle dita, mi appartiene.
Conosco ogni angolazione e potrei prevedere ogni singolo movimento.
Quattro mani che si riconoscono, uguali,
e si confondono come appartenessero alla stessa persona.

..senso di comunanza infinito..