lunedì 18 maggio 2009

ritagli di sonno su un fondo carta zucchero

Mi sveglio troppo spesso con gli incubi addosso, il corpo bloccato in posizioni innaturali, scolpito di sabbia in altre vite, sempre mie.
Circondata da ombre che vorrei riuscire a consegnare al passato mentre continuano a farmi visita, sbattendomi in faccia la mia incapacità di vedere.
Scelgo scenari squallidi, per lo più decadenti, marci. Mi faccio dire da altri quello che non voglio dirmi da sola, scelgo parole per ferirmi al di là di ogni possibile ritorno.

Le paure si squamano lungo stradine di paese
tra cemento e intonaci seccati dal sole
senza più toni, che l'arido li ha prosciugati.
Una porta di legno verde scuro
anche quella squamata come strade e paure,
e un gradino di pietra rialzata.
E' un passo da folletto, con gli occhi intensi e i capelli scuri
beffardo, come sempre.
Ma stavolta i miei incubi provano gusto
ricordando come si sia disintegrato
in un ghigno che non lascia concessione alcuna.
Tu, usi troppa forza... più di quanta ne serva
anche se rincari la dose mi hai già uccisa all'inizio.

Mi sveglio al mattino, un po' già chiaro, rumoroso di pigolii incessanti che giocano con la luce. Carta sfilacciata ai bordi dalle dita, spicchio arancione incollato su un fondo azzurro carta zucchero. Uno sguardo colmo di sonno ritaglia una luna di carta e dietro ci accende una candela.
Un ultimo sguardo ancora sfocato, cielo silenzioso e tetti umidi. Saluto il mattino e richiudo gli occhi.

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