lunedì 12 gennaio 2009

nautilus, dandelion, fuochi fatui

Le parole si sono chiuse come un nautilus, non mi lasciano entrare.
Smetti di scrivere per altri immaginari. Scrivi per qualcuno, per te, per nessuno. Ma non scegliere altro.
Non lanciare parole come semi di soffione... Mascherati di lanugine non possono mostrarsi nè darsi. Nemmeno attecchire.

Cercare l'incoscienza per lasciare il giorno, dare e prendere, scrollar via i pensieri che fingono o cercano di essere per lasciare spazio alla marea che oscilla lenta, tra i capogiri che accompagnano il sonno.
Via i pensieri, fatti di razionalizzazioni continue, talmente tante da esaurire tutte le energie. E poi non resta forza per far altro che l'ultimo nodo al filo e prenderlo tra i denti per spezzarlo.
Lasciarsi andare, è l'unica strada, senza pensare.

Sensazioni che scorrrono sotto la pelle più superficiale, sussurrando cose che non voglio sapere, non vorrei sentire.
Ogni volta che ci accontentiamo di noi ci allontaniamo un poco in più, prima o poi rischieremo di perderci. E se fosse già successo, mentre eravamo distratti e coi pensieri altrove, senza guardarci...?

Ogni giorno costruiamo le nostre maschere, scivoliamo tra le rughe del cuoio piegato da artigiani dalle mani ruvide e le dita antiche. Forse solo apprendisti stregoni che non sanno con che giocano - o non sanno a che giocare e riempiono il tempo di lucciole e fuochi fatui.

Giochiamo e recitiamo copioni ad arte finchè le maschere non si appoggiano alla pelle, ci s'incollano addosso.
Ci siamo persi quando abbiamo accettato tutto questo, un addio sussurrato a mezza voce, appena un bisbiglio, quasi dolce...

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