martedì 15 settembre 2009

la bellezza è semplice

Vorrei silenzio, e la tv invece ammorba l'aria e non mi fa pensare, trascinandomi via nel suo vociare.
Mi si chiudono gli occhi, pesanti per lacrime e abbracci, la fronte aggrottata a trattenere l'acqua piovana di occhi che piangono all'ingiù; piango per altri, piango di tutto e di niente, piango di un sottotetto troppo bello per essere vuoto.

Centro sociale alla periferia di Roma, un vecchio casale raggiunto da strade sterrate che intorno hanno solo campi. Lontano, il cielo si apre e le nuvole salgono, il sole comincia a scendere e tutto si tinge di rosa e d'oro fuso: alberi, erba, vallate, casolari lontani...
La pioggia della mattina ha reso il terreno scivoloso, fango grigio, ma superata la sbarra d'entrata si apre una distesa d'erba di verde nuovo che riflette il cielo ormai chiaro e c'è una casupola, luci accese dentro e fuori decine e decine di piccole scarpe di tutti i colori: bambini scalzi e sospesi in aria, lì a giocare a fare gli acrobati sui fili tirati ai due capi della struttura, a giocare e basta, a ridere senza peso.

Il prato procede in un saliscendi fatto di declivi leggeri, e appena girato intorno al casale il cielo è invaso di centinaia di palline colorate che si rincorrono in aria; subito sotto, sguardi presi e sorrisi aperti.

Alcuni sorrisi non hanno ostacoli, e nonostante possa esplodere il mondo interno senza rumore gli occhi prendono la volta del cielo e il sorriso si apre per non lasciare nulla indietro.
Non sappiamo chi siamo, ma gli occhi sorridono aperti e non c'è più nulla da chiedere.



Musica leggera tra il dolce e il malinconico, e una candela accesa che come vela ti trascina via, con il vento piovoso a gonfiare le tele bianche, tracce di salsedine a specchiare l'acqua che cade mentre la pioggia lava il sale e diventa pianto.

La fiamma trema e la luce sobbalza, i miei ricordi sono serbati in una busta di carta di cotone con un loto impresso a sbalzo su un lato; da oggi accolgono anche un pezzetto di metallo. Foto, disegni, piume... e un centesimo rosso attaccato a una calamita al contrario, che non riesce ad attraversarlo.
I centesimi caduti non vanno raccolti, così che qualcuno possa trovarli; un po' come è per i quadrifogli, che vanno donati perchè portino fortuna.
Due palline da giocoliere arancioni restano silenziose sulla poltrona dai soli blu. Lì ferme a sporcarsi dell'ultimo sole prima che l'autunno arrivi davvero, prima che sia notte.
Le cose capitano, ma i semi vanno piantati. Occhi vigili per sapere vedere la terra smuoversi, per aiutarli a bucare il suolo e germogliare.

Continua a piovere su Roma e il buio si schiarisce da tanta è l'acqua che viene giù.
Rinata. Morta e rinata insieme.
Di colpo ritrovo cos'ho perso, lo ricordo e scopro specchiandomi in un sorriso che mi guarda. Mi basta, senza altro; è tutto lì. E gli occhi si riempiono di lontananza...
La bellezza è semplice, basta a se stessa. Non ha bisogno d'altro, nè di giravolte nè di maschere; non ha bisogno di dipingersi per altro perchè già bella così com'è.
E' come se avessi ritrovato di colpo una vecchia scatola di latta piena delle fotografie che una volta sono stata io a dipingere mettendo in posa le cose. Le dita sono sporche di polvere e le caramelle messe via un tempo si sono appiccicate alla carta e non sono più buone. Ma resteranno sul fondo, lì al buio aspettando che arrivi il momento di gettarle; ancora no, che restano troppe foto e troppi disegni di cui ancora non riesco a scordarmi.
Capita spesso che mi scordi di me, seguendo immaginari che non sono i miei e smarrendomi per strada. Ma l'altro ieri ho fatto il pane e sul tavolo della cucina le pesche si stanno macerando nello zucchero e domani casa odorerà di marmellata, succo di limone e un tocco di zenzero a profumarla.

Non ho intenzione di richiudere la scatola, non tanto presto. E quelle foto vegliano i miei sogni, sono me quando mi permetto di essere loro.
Rinata, morta e rinata ancora. Ora c'è da prendere matite e fogli e cominciare a disegnare.
Niente è cambiato in fondo, ma i miei occhi sono un po' più schiusi; o forse semplicemente non sono aggrottati e a volte tendono in alto.
Stanotte non sono sola, che ho la pioggia a cullarmi...

Nessun commento: