mercoledì 9 dicembre 2009

nomi d'inverno

Da qualche parte, oltre Orvieto.


Lasciare Roma i giorni di sole mette sempre tristezza, che sa splendere quando sopra si ritrova il cielo terso. Le case chiare tingono luce, mentre gli intonaci colorati pulsano e toccano l'aria.
Campi e colline fatti di sola terra, e dicembre sa da primo autunno.
Intorno a S. Giovanni le case più ricche e con le pergole a incorniciare le porte sono ricoperte da gelsomini fioriti. Sembra febbraio, con l'erba nuova che sa di tenero, ma talmente rada da essere poco più di un respiro di terra smossa, una foschia leggera.
Alberi senza foglie, ma sotto il sole non sono tristi e sanno d'arancio cupo, vivido.
Il sole non si riesce ad alzare da terra d'inverno, e resta sempre sulla linea degli occhi. Le cose si colorano come fosse tramonto, il cielo resta azzurro denso e la terra si disfa e ricrea tra rossi e gialli e ocre.


Non so usare i nomi.

Come a volere appropriarmi delle persone. Tenerle legate in un vincolo di nomi creati apposta per quel legame e non per altri.
Ma forse non li uso perchè non so se posso permettermi l'intimità del tuo nome...

mi sei davvero così familiare?

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