mercoledì 5 dicembre 2007

soggetto in disegno

Il disegno - non dei tratti confusi, ma l'unità di una figura - non è ciò che guida fin dall'inizio il percorso di una vita, bensì è ciò che tale vita si lascia dietro, senza poterlo mai prevedere e neanche immaginare. ... L'unità figurale del disegno, il significato unitario della storia, può essere posta, da chi la vive, solo in forma di interrogazione. O, forse, di desiderio.

Esponibile e insieme narrabile, l'esistente si costituisce sempre nella relazione all'altro. Con tutta l'inimitabile sapienza di un sapore familiare, sa di essere un'unicità irripetibile, ma non sa chi è, chi espone. Sa di essere un'identità narrabile, ma sa anche che solo un altro può emendare la fallacia dell'impulso autobiografico.

Chi cammina sul terreno non può vedere la figura che i suoi passi lasciano dietro, gli è necessaria un'altra prospettiva.

Sembra ignorare di desiderare il qui e ora il racconto della propria storia. Per questo, davanti all'inatteso realizzarsi del suo desiderio di narrazione, piange. Il racconto gli ha infatti svelato, all'un tempo, la sua identità narrabile e il suo desiderio di sentirla narrare. Ora egli sa chi è, sa chi esponeva nell'agire.


Lunga lunga parentesi non mia, per sfruttare parole che puntano luce sui pensieri e rendono limpidi quelli che nella mia testa sono solo degli abbozzi un poco opachi, intuizioni che non hanno un retroterra solido su cui fondarsi, rischiando di restare immagini sospese.

Pochi pensieri sparsi, commenti forse inutili e superflui...

Parole che mi mostrano lucidamente la mia ricerca dell'altro, dell'altra
[l'uso del soggetto doppio, incarnato, in questo momento è d'obbligo]
nella convinzione che
l'esistente si costituisce sempre nella relazione all'altro.
Cercare gli altri per poter avere quella pluralità di orizzonti
che consente di osservare te stesso, te con gli altri, il mondo intero,
staccandoti da quella eccessiva vicinanza
che rendeva impossibile vedere le cose, troppo a contatto.

Estraniamento.
Uscir da sè, per poterci tornare
nella visione che solo la distanza consente.

Dopodichè...
Risposta pseudofilosofeggiante al perchè scrivere in un blog:
risposta aulica ad un bisogno di autoesposizione,
o ad un più mero impulso di esibizionismo!
Far uscire i pensieri da me, il mio sentire;
comunicare quel che mi capita, che penso, vivo,
seppur in un principio che è di soliloquio, di solipsismo del sè.
Un modo tra i tanti per stabilire contatti,
intessere e intrecciare storie e relazioni insieme.

Desiderio di autonarrazione
che nelle vostre letture, nei vostri sguardi,
nelle vostre parole di risposta o silenziose mi riporta a me,
mi regala la mia storia di vita.


spero di poter fare altrettanto..


[A. Cavarero, H. Arendt, E. Bloch]