lunedì 3 marzo 2008

essere facile

Aria scaldata dal sole e vento caldo che arriva sulla pelle come carezza a tirar via i residui d'inverno. In controluce i rami degli alberi si colorano secondo tonalità nuove, rivestiti dalle gemme che sotto la luce del sole iniziano a brillare dei loro colori ancora appena accennati, rivestiti da un lanuginio tenero che scorre lieve tra le dita. Sole alto, cielo azzurro che attraverso le lenti viola degli occhiali diventa ancor più terso, ricordando i viaggi estivi nel sud italia, coi suoi contrasti avidi di terre bruciate, distese blu e fiori che rubano stille d'acqua per strappare un giorno in più mentre le radici si diramano in un suolo arido, quasi pietra. Erba di verde tenero, accoglie margherite che puntano fieramente in alto, distese a raccogliere luce e aria, mentre intorno continua il cielo tra nuvole azzurre che rivestono il suolo, migliaia di nontiscordardimé, fiori fragili, che solo a toccarli smarriscono i petali mentre tra le dita resta solo il gambo leggero. E poi soffioni, già in parte volati nell'aria, corolle bianche che fanno volare il prato. Passa il giorno, va a calare, e l'aria attenua i colori in una foschia leggera che fa scivolare lenta un tono nell'altro, attraversando le chiome degli alberi che ancora spoglie si stagliano come silhouette nere ad arabescare il cielo. Per terra sono viole, colore intenso, mentre le mani percorrono una corteccia antica, ruvida e tiepida, respiro vitale di un ippocastano che a breve inizierà a mostrare grappoli bianchi.

Imperfetta, banale, via di mezzo che non può scomparire nell'anonimato totale come nemmeno distaccarsene per emergere e spiccare un salto verso l'alto. Eterna insoddisfatta,
destino dei perfezionisti che non sanno perdonarsi
di non essere il meglio possibile e immaginabile.
Lotta continua per riuscire ad accettarsi, a riuscirsi a dire che sì, dai, in fondo puoi andare, nessuno ti chiede di essere perfetto,
basta che sia tu, per come sei, per il vissuto unico
che solo tu in quanto tu puoi portare con te.
Ma sono ragioni che non valgono, e mollano presto la presa.

Vorrei riuscire ad accontentarmi, tanto non è richiesto di più.
Anzi, a cercare il massimo si rischia di creare terra bruciata.
Meglio allora lasciar andare, lasciar correre, senza preoccuparsi.
Convincermi che non m'importa, che non è essenziale.
Scivolare leggera, sonno senza sogni, mondo facile senza pretese.

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