martedì 4 marzo 2008

gocce d'acqua

Piove, un aquilone impigliato tra i rami a diventar carta straccia. Le gocce lo attraversano, lo perforano, lasciandone brandelli colorati trafitti sulle punte dei rami.

Acqua calda sulla pelle, risale in nuvole lente che avvolgono in spirali morbide, gocce sospese ad annullare il mondo. Mani che scivolano sul corpo a trattenere l'acqua e carezzare sciolte, occhi socchiusi e testa inclinata perchè il calore avvolga il collo, attorni la schiena in un abbraccio, molteplici baci ad appoggiarsi senza tempo.
Tremi, ti accorgi di trattenere sussulti,
mentre l'acqua scorre e porta via.
Occhi lucidi e appannati. E' il calore, che credevi?
Sento sulla pelle le ultime note, me ne colmo sapendo che a breve scivoleranno via, non riuscirò più a ricostruirle, impalpabili, trattenute a stento nelle anse del corpo.
Mi congedo a forza, ricostruendomi un'ultima volta
prima di restare nuovamente nuda.

Costruirsi, ricostruirsi, lavoro senza fine che portiamo avanti con noi, su di noi, giocando coi nostri frammenti. Crepe e terra arida, mentre mi scopro ancora fragile. La pioggia non vuol penetrare e scorre via, riapro all'aria ferite antiche per prosciugarmi e non pensare.

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