martedì 15 aprile 2008

i tuoi occhi mi incidono come solco su pietra

..stupidi mea culpa a posteriori..

Inutile. Cresciamo, diventiamo persone mature, proprio sulla pelle di chi ci è più caro. Su di loro commettiamo gli errori maggiori, a loro facciamo più male, noi in un divenire mai concluso.
Ma non può essere una scusante questa.

E continuiamo a fare loro del male, e solo nel vedere la sofferenza filtrare dai loro occhi ci rendiamo conto dei passi commessi sul vuoto credendoci invece sulla terra solida. Diamo vita a parole inadeguate filtrate da paure reali o immaginate, ragionamenti errati che ci ingabbiano mentre gli specchi che rivestono le pareti del labirinto si rimandano a vicenda in un gioco di luci oblique che falsa le cose.

E facciamo male, tanto.

Le persone che ci sono più vicine, quelle più care, quelle che più ci danno e più ci fanno crescere, diventano quelle che maggiormente subiscono i nostri malumori e pensieri in saliscendi in balia delle onde, i nostri screzi con il mondo, il nostro senso di scacco.

Ti guardo negli occhi, e solo ora riesco a vedere l'insensatezza dei miei gesti, solo ora che ti ho ferito. Non potrebbe esserci lezione più grande. Il tuo dolore, la tua tristezza s'incideranno come solco tracciato sulla pietra liscia. Ne soffierò via la polvere per lasciare un segno limpido, alveo asciutto che guarda il cielo.

il tuo dolore per mutare i miei gesti

Ma non mi basta, non mi va bene. Voglio smettere di crescere su di te. Voglio smettere di fare del male. Lotta continua con me stessa per cercare di crescere, assumere forza e energia, trovandole in me e nel mondo che mi circonda, assorbire luce e aria pura per smettere di crescere sulla tua pelle.

Per ogni mondo elevato occorre esservi allevati … l'andamento e il corso ardito, lieve e delicato dei suoi pensieri, l'intima disponibilità a grandi responsabilità, la nobiltà di uno sguardo imperioso, di uno sguardo dall'alto, la cortese protezione e difesa di ciò che è stato disconosciuto e calunniato, sia esso Dio o il diavolo, il piacere e l'esercizio della grande giustizia, l'arte del comando, la vastità del volere, la lentezza di uno sguardo che di rado ammira, di rado si affisa in alto, di rado ama.

[F. Nietzsche]

Sapere che quella è la direzione, lì è dove vorrei arrivare. E tuttavia ritrovarmi di nuovo in antiche paure, in sbagli che tornano nonostante le promesse fatte tra sè di non concedere loro spazio, come se non imparassi, come se quelle piccolezze e quei desideri di un ego insicuro che cerca conferme fossero più forti di ogni sapere e sentire.

Con gli occhi bassi e a mezza voce, che non ho il coraggio di un tono più alto sapendo che capiterà ancora, sussurro uno scusa per tutte le volte che sono cresciuta su di voi, sul vostro dolore.

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