lunedì 14 aprile 2008

sott'acqua

Parigi è sommersa nell'acqua, il cielo è un dome, cupola grigia da cui le cose non traspirano, costrette a bere la stessa aria che s'impregna dei pensieri come smog.
Foschia, quasi nebbia, la cupola del SacreCoeur che vibra, rivestita nella distanza da gocce d'aria bagnata. Tra le nubi bianche che la sua punta barocca tende come stoffa lacera non mi stupirei di vedere passare galleggiante un pesce che sospeso in cielo nuota fluido e lento sopra le case.

La notte passata erano nuvole basse, raso terra, appoggiate col loro peso alla città come carezza languida, ad affondare nel suo corpo immerso in un buio rotto d'arancio.
Veloci, basse, sconfinano sui tetti e si fanno carezzare dal faro della Tour Eiffel. Come il sole, quando taglia di sbieco l'aria al calare e disegna nitido il frastagliarsi delle nuvole nel cielo, linee spezzate che splendono d'incendi d'aria, ecco col buio nuvole biancastre e foschia aranciata, e la luce prepotente di Eiffel che trapassa l'aria e carezza dal basso le nuvole piene, ne rivela pieni e vuoti, consistenza e pesantezza, come mano a scivolare sulle anse del corpo.
Grana sfibrata, trama rotta del tessuto, lana cardata male che traspira luce nei suoi grumi. In quel contatto penetra in ogni rilievo e insenatura, mostrando il cielo negli interstizi d'aria. Poi è nuova fuga, non indugia oltre. Fino al prossimo giro, per ricordare e imparare di nuovo, ogni volta ancora.

Galleggio anch'io, sospesa nel tempo. Sommersa, trattengo il fiato senza riaprire la bocca per non inghiottire quest'aria che stagnante sa di acqua.

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