domenica 6 luglio 2008

bianco terso

Contemplazioni estatiche che attraversano il corpo e lo fanno vibrare come corda pizzicata, cassa armonica che risuona lenta espandendo colori e profumi. Un sentire che non è di testa ma è un pulsare fondo, vitale.
I piedi si appoggiano sul terreno quasi potessero penetrarvi come radici, arrivare all'acqua nel sottosuolo tenuta fresca dalla terra e dissetarsi, nutrirsi di scuro e fertile. Con i polpastrelli toccare l'aria tiepida, sentirla palpabile mentre il vento nemmeno passa, giusto in alto leggero a muovere nuvole. Colori negli occhi, geometrie come arabeschi che continuano a mutare il mondo, sguardi in prospettiva, mutamenti a ogni passo. Gli aghi dei pini marittimi a ricoprire il suolo, tra campanule bianche e viola leggeri, una corteccia a scaglie dense che nella resina diventa dolceamara, miele cupo che non scivola via ma si trattiene adeso. Voci forti, accese, distanti da quel vous così formale a cui ero abituata, cortesia estrema che quasi annulla i contatti.
Mi ricarico nei cieli romani, leggeri e tersi, recupero quelle energie che i cieli grigi del nord europa mi avevano sottratto. Cornacchie scure scacciate dalle cicale che nel silenzio assolato del giorno danno un ritmo al tempo, incostante e irregolare, pensieri in moto a rincorrersi senza legami, giusto un fluire.

Reinventarsi di nuovo, da capo ancora, in altri spazi, con altri tempi.

Modi di essere, sensibilità in un qualche senso affini, mentre scelgo nel cesto le parole più adatte, quelle che si confanno a noi. Censurarsi a volte, scegliere di continuo le parole sbagliate per cercare di venire incontro ad un pensiero o ad uno stare che ti sono estranei. Sentirsi sbagliati in partenza mentre è questione di legami; e altrove, in altri chi, le parole sono fluide, scorrono senza ostacoli a frenarne il moto, toccano a fondo, loro, giuste, accolte senza giudizio, comprese, intuito vitale.

Nessun pudore. Cotone bianco che taglia in due pagine e vite.

Pagine bianche, sospensione in cui fermarsi un attimo, solo tu e il foglio vuoto. Respirare insieme alla carta e alle sue fibre, sentirne la consistenza, scegliere un punto in cui partire. E sono solo linee da snodare, senza fretta, senza vincoli, forme libere di prender vita.

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