martedì 1 luglio 2008

sentire casa

Ci sono più case. Più case dove stare e a cui tornare.
Senso di spaesamento alla rovescia, per cui sapere che è uno il posto da chiamare casa, ma sentire che così non è.
Famiglie sparse per il mondo.

Clichés come antichi o sempre moderni rituali per celebrare un vissuto comune e rifarlo presente. Come ce ne fosse bisogno....
Sentirsi, legami, sorrisi, incroci conosciuti o attraversati per caso.
Estraneità familiare, Familiarità estranea. Familiarità talvolta estrema.
Non ho bisogno di ricreare il passato per sentirci Presente. Sempre nuovi presenti, presenti che vanno e vengono, evolvono, siamo. Li portiamo con noi.
Non sono mai gli stessi luoghi, ma vi ci abituiamo e smettiamo di vedere come cambiano per rendercene conto solo a tratti, come schiudendo gli occhi di colpo, momento di lucidità improvviso nell'andare avanti quotidiano troppo spesso sempre uguale, in cui non ci accorgiamo nemmeno più di ciò che ci circonda, di chi abbiamo intorno.
Vivo più realtà allo stesso tempo e forse questo è ciò che mi permette di non darle per scontate. Sono io che devo farle vivere.
E i miei occhi così restano aperti.

Sera, un odore che invade il corpo e gli parla con accenti chiari, note di casa, aria umida dall'odore dolciastro. Pioggia che ristagna sospesa, assorbe su di sè l'erba col suo sole raccolto nel giorno che ne disfa la consistenza, l'asfalto che ancora restituisce calore, i muri delle case impregnati d'acqua che nel ridonarla vi lasciano impronte di terra e di pietra. Lontane, chiazze di luce e dragoni a scatenare le nuvole.
E intanto continua a toccare la pelle l'aria fredda sul Pont des Arts, a scivolare tra le assi di legno sopra la Senna che pulsa dal basso. Brilla dell'ultima luce l'oro de Les Invalides, la Tour Eiffel riflette l'aria col suo metallo povero che incide il cielo, i battelli passano e spostano l'acqua che tocca gli argini e fa brusio.

La città un po' ci appartiene ora. Me ne rendo conto perchè ho tempo da perdere, perchè me ne lascio cullare nella notte sotto i lampioni aranciati, perchè sono parole che scorrono senza fretta, raccontando nulla e tutto, in fondo noi.

Lasciarsi, salutarsi, ritrovarsi. Lasciare casa e tornare a casa.
Sentirsi a casa.

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