lunedì 15 settembre 2008

fiori scarlatti

Andar via, spostarsi, senza in realtà fare alcun passo, e ottenere solo di allontanarsi da chi ti è caro, senza trovare nulla in cambio.
Mi perdo. Briciole di pane per recuperare la strada, ma con l'autunno e i primi freddi vengono beccate via prima che arrivi la notte e poi non resta modo di ricalcare quei passi.

Energia che portiamo con noi, che ce ne rendiamo conto o meno. La mia tiene alla larga, non fa avvicinare.
Rincantucciarsi in un angolo, per non provare, per non rischiare, per non ricevere l'ennesimo no a darti conferma di quello che tu già sai di te.
Eccezioni fatte per pochi, quei pochi che sanno toglierti la polvere dagli occhi e lasciarti sorridere all'aria leggera dei mattini autunnali, a quel sole che non sa scaldare ma porta luce, ed è già molto.
Resto seduta a terra mentre ricopri i tuoi passi. Non briciole ma sassolini bianchi ti indicano la strada, e sotto il primo strato di terra bruna brillano chiari di luce di luna.
Io resto qui, a vederti andare, interrando radici per fiori scarlatti. Sono le piante più velenose ad avere i fiori più belli, e io mi ammanto di colori vividi per ferirti gli occhi.
La mia energia come siero velenoso da cui guardarsi. Non c'è antidoto, non svilupperai resistenza alle mie stille dolci dal fondo amaro.

Circondata d'aria, come fosse una sfera di vetro, nulla entra e nulla esce.
Prima o poi anche gli occhi si stancheranno di guardare fuori. Già i profumi non li ricordo più. Gli unici che che ancora sono impigliati tra i pensieri sono quelli dei gelsomini bianchi nell'aria di notte. E il pane, caldo, appena uscito dai forni, mentre si mischia alla rugiada del primo mattino.
E' solo questione di tempo. Prima o poi se ne andranno anche questi.

Silenzio.

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