giovedì 9 ottobre 2008

muschio sulle coperte

Tornando a casa, verso Tiergarten, la metro scorre in superficie e il cielo è tagliato in due, come se le nuvole a un certo punto avessero deciso di finire bruscamente, stanche di quell'intriso di viola e grigio che sovrastava le case, rosa lucente a dar profondità alle masse d'aria. E di colpo si sfilacciano e finiscono senza un perché, lasciando spazio al giallo aranciato che caldo va a spegnersi nei toni cupi della cenere. Così fino alle punte delle case, due cieli in un tramonto solo.

Mi lascio fluttuare a pelo d'acqua, mentre ad ogni onda le orecchie si chiudono e mi ovatto dal mondo, senza passare allo stato di veglia.
Gocce d'acqua a scivolare sulla pelle senza toccarla, smetto di chiedere sorrisi che comunque non verranno.
Non è tempo di abbracci questo.
L'autunno è già avanti, gli alberi stanno finendo di perdere le foglie anche se i marciapiedi sono ancora invasi di scintillii di gialli e rossi.
Guardo in avanti con gli occhi fissi per non sbattere le palpebre, cerco di non pensare ai vuoti e ai no, agli sguardi spenti che hanno costellato il tempo.
Passi insicuri, non c'è equilibrio.
L'edera diventa ogni giorno di un rosso più intenso, gli alberi alternano gialli e arancioni caldi a verdi ancora nuovi e freschi, il muschio cupo e umido ricopre i tronchi grigi.

E le coperte lasciano passare l'aria.

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