venerdì 10 ottobre 2008

sconfinare in un non

Sono città confinanti. Come quelle di Calvino, dove il mondo diventa un unico immenso spazio senza più confini, senza più segni a distinguere, a dare un senso. Non ci si accorge quando si passa da uno all'altro. Le frontiere sono state mangiate, i muri erosi, tutto fluttua nell'indistinto fino a scordare cos'era un tempo.

Sconfiniamo uni negli altri, senza nemmeno renderci conto di come e quando questo accada.

Passare al setaccio i pensieri come sabbia da sgranare e alla fine, una volta che i colori del giorno sono filtrati tra i vuoti della rete, i grumi che restano sono sempre gli stessi. Pensieri covati in un silenzio caldo, umido, ventre muto e buio che non fa filtrare luce. Tutto resta fermo e quiescente, stasi immobile che non porta a nulla.

Stato di dormiveglia perenne.
Non pensare e non sentire.
Non.

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