venerdì 21 novembre 2008

scorze vuote e ladre d'occhi

Vorrei spogliarmi, togliermi la pelle come un vestito, appenderla a fianco al letto come scorza vuota e al mattino non trovarla più. Pelle lasciata a seccare all'aria, finchè non diventerà talmente fragile da sbriciolarsi al primo tocco. Forse allora potrò cercarmene un'altra.
Cambiar pelle, trovarmi domattina a guardare la mia vecchia buccia ormai inutile rimasta in uno sguardo, forse una punta di nostalgia, ma non più che quella.
La vista è morta, è solo il tatto che rende vivi.
Contemplo e muoio allo stesso tempo, senza sapere entrare nel mondo.
Colombe, avvicinatevi e rubatemi gli occhi, a me non servono, è bene che impari altri modi di toccare le cose. Streghe, serbateli in mezzo al mucchio, nel fondo della caverna. Magari un giorno tornerò da voi, per pregarvi di ridarmeli. Allora, solo allora però, esaudite il mio desiderio. Voi in fondo non ve ne fate nulla, e io la strada per arrivare a voi sono riuscita a trovarla anche senza di loro. Potrete ridarmeli allora.

Potessi davvero togliermela stanotte questa buccia usata, e lasciarla appesa vuota all'aria. Non mi serve la pelle per dormire, e i sogni mi attraversano comunque.

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