...e gli alberi crescono sempre sul filo delle colline, curva morbida a sfiorare il cielo.
Volta la pagina, un foglio bianco va lasciato per cominciare da nuovo, punte di silenzio a sfumare tra due bordi, due confini.
Stiamo ancora a metà, a giocare di noi, sospesi in punta di piedi sul filo di cotone bianco che lega le pagine. In fondo siamo sempre stati degli acrobati, in evoluzioni sospese in trame un poco oniriche.
Malinconia triste di un treno che parte e si allontana, mentre il sole spacca in due le nuvole grigie e affonda i raggi intorno agli alberi, silhouette scure a ricamarmi la notte che viene.
Le parole escono di bocca senza pensarci, mentre torno a casa a piedi dalla stazione per cercare di respirare la notte, con le nuvole cupe che incombono sulle case a schiacciarle a terra.
E' un filo che esce di gola e si snoda insieme a me per le strade, come un monito a cercare solo parole che si prendano cura di me, di quel che sono.
Dovremmo avere solo parole d'amore per le persone a cui vogliamo bene, per prendercene cura.
Non dirmi parole che non siano di cura. Sai che farò lo stesso con te.
I ricordi restano sulla punta delle dita e la mia pelle è ancora una traccia che per stanotte inspirerò lenta.
In gola sento ancora il sapore dei kumquat.
lunedì 29 giugno 2009
acrobati e fili bianchi tra le cime degli alberi
traccia di
plenilunjo
alle
23:47
Etichette: incontri-scontri
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