mercoledì 3 giugno 2009

strade di casa

Rimando istantanee collezionate durante il giorno, rischiando di perderle come stampe a caldo in cui il nero scompare e resta solo una traccia sbiadita.


Ogni volta che torno a casa sono i gelsomini a salutare, avvolgenti, odore tondo e leggero al tempo stesso, come non sapesse come conciliare le note troppo dolci con il bianco sospeso a tratti nello scuro dell'ombra.
Per terra i fiori caduti e già troppo calpestati restano orme bianche adese al suolo, tocchi lievi ad accarezzare un asfalto troppo ostile.

La pioggia acuisce gli odori e un solo albero d'alloro si spande intorno come fosse foresta intera, quasi che una stilla concentratissima di profumo fosse stata disciolta nelle gocce che cadono dal cielo.
Per una volta la città odora di sottobosco.

La sera, verso le 8, il sole irradia tutto come una fiamma dal colore tiepido, e le cose iniziano a sussultare, come a ritmo, lento, quello di un petto che cresce e cala nel saliscendi del respiro.
Le Terme di Caracalla si riempiono d'aria e il colore dei mattoni diventa un tutt'uno con quello dei pini marittimi, fieri, alti ad entrare nel cielo e scalfire l'azzurro. E' tutto tinto di rossastro, con le ombre che puntano al grigio e s'insinuano e allungano negli interstizi. Crepe di mattone o scorze d'albero sono lo stesso.

I fiori di magnolia si vedono di lontano. Un butto ci mette molto a ingrossarsi, affusolato in cima e gonfio e pieno in base. Sboccia e i petali in bianchi danno luce alle foglie, lasciano respirare la loro lentezza.
Il giorno dopo sono già bruciati, i petali esposti al calore del sole accartocciati come frammenti di carta bruciata.

Certi luoghi raccontano storie già dal nome.
Le Gole dell'Alcantara sembrano raccontare che a perdersi negli anfratti di roccia l'acqua si metterà a trillare acuta, come tanti campanelli scossi dalla spuma. O forse è un canto talmente leggero che si finisce a scambiarlo per un brusio, talvolta un respiro.
Stella Polare non ha nulla della lucentezza artica, e la sabbia grigia scotta a camminarci. Però ha una lucentezza da luna al suo sorgere in certi momenti, di quando ancora all'orizzonte diventa giallorosa, grande e calda e non astro freddo sospeso in un cielo troppo scuro.
Più in là della spiaggia ci sono nuvole d'oro opaco, spighe che frusciano una sull'altra come fossero nebbia. Vibrano, e troppo sottili scompongono l'aria in una nuvola di sabbia impalpabile. Alla base, tra l'erba già bruciata, fiori viola cupo sono tocchi intensi che riportano le spighe a terra. Mischiate a loro le trattengono al suolo, per carezzare la terra e bisbigliarle leggere.

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