martedì 7 luglio 2009

luna d'argento

Mi lecco la pelle per sentire che sapore ha, che infine non ho a chi domandarlo.

Il cielo matura di indaco spento, dalla strada si srotola un fiume che arriva a toccare fin quasi le pareti di casa. Non è estate se non c'è silenzio, e stanotte non si riesce nemmeno a sentire la voce dei grilli.
Blu chiaro e sbuffi di cotone rosa, nuvole imbevute dal basso d'arancio a tingere il cielo. Indaco spento.

Stanotte terrò le finestre aperte sperando che la luna mi voglia comunque visitare, anche se io non l'avrò cercata.
In questa casa nessuna finestra si affaccia sul versante giusto e il vento non spira in direzione di cielo.

Non ho pelli da immaginarmi nei sogni, non ho occhi nè voci da dipingermi addosso.
Per un po' non giocherò più con me, dita abbandonate sul bordo del letto come burattini mancati senza voci a tenderne i fili.

Misuro il tempo in archi di luna, ancorando gli istanti ai tagli sulla sua superficie riflessa.
Ogni volta spero di trovarmi immersa nel buio, quel buio chiaro di una luna che nasconde le stelle; ma questa è un'altra storia.
Ogni volta trovo un vetro a separare pelle e cielo. E nessuno a cui chiedere portami a vedere la luna.

Cullami luna, come facevi quando ero piccola.
Cullami silenziosa, anche se non hai braccia per farlo.

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