venerdì 27 giugno 2008
schegge di legno, foglie di lauro
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plenilunjo
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venerdì 20 giugno 2008
studi notturni
Dove debbo tendere davvero, là devo in realtà già essere.
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giovedì 19 giugno 2008
spighe di grano
il suo fiato, vasto e lento, sembrava l'onda del vento che piegava lo stralisco
[R. Piumini]
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giovedì 12 giugno 2008
senza coraggio di chiedere
Mi serve disciplina ferrea per non crollare, per non lasciarmi spazio, che le nuvole grigie e la pioggia insistente hanno subito scacciato il sole, appena comparso, e di nuovo mi scopro addosso ferite che non vogliono guarire, resistenti al tempo e tenaci come non mai nel lasciarmi sanguinare. Nessuna tregua a prendersi cura di me..
In silenzio, senza parole, senza dirmi nulla. Senza motivo tranne l'affetto, solo un abbraccio, nulla di più, ma stringimi un attimo. Accoglimi tra le tue braccia, contro il tuo corpo, il tempo di recuperare un po' di calore, poi potrai lasciarmi andare e i miei passi si allontaneranno da te, verso il mondo, e il viso rimarrà saldo in avanti, non mi volterò a guardarti. Abbracciami però. Non da amico, non da amante, non da estraneo. Abbracciami solo perchè mi vuoi bene e nel voler bene vuoi prenderti cura di me, perchè questo è affetto, prendersi cura, preoccuparsi per l'altro. E non per proteggerlo o fare passi al suo posto, ma solo per fargli sentire che non è solo, che ha un posto tra i pensieri in cui tornare e sentirsi accolto, accettato in quel che è, senza eccezioni, in ogni fragilità o contraddizione, sè, tu, io, interamente ed essenzialmente per quel che siamo.
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mercoledì 11 giugno 2008
incrocidiventi
I passi rallentanto, tastano il suolo, gli occhi indugiano un po' più sulle cose, le imprimono in sè per poterle ricostruire nella distanza, gli odori cominciano ad avere sentore di fine. Forse perchè qui mi sono concessa tempo. Tempo di fidarmi, tempo di offrirmi e tempo di lasciare entrare, tempo di legarmi.
Sono venti strani quelli che ci portano a librarci nell'aria.
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lunedì 9 giugno 2008
mi mancheranno i tuoi cieli
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domenica 8 giugno 2008
sorrisi che non sanno di esistere
Non è felice, la vita a Raissa. Per le strade la gente cammina torcendosi le mani, impreca ai bambini che piangono, s'appoggia ai parapetti del fiume con le tempie tra i pugni, alla mattina si sveglia da un brutto sogno e ne comincia un altro. Tra i banconi dove ci si schiaccia tutti i momenti le dita con il martello o ci si punge con l'ago, o sulle colonne di numeri tutti storti nei registri dei negozianti o dei banchieri, o davanti alle file di bicchieri vuoti sullo zinco delle bettole, meno male che le teste chine ti risparmiano dagli sguardi torvi. Dentro le case è peggio, e non occorre entrarci per saperlo: d'estate le finestre rintronano di litigi e piatti rotti. Eppure, a Raissa, a ogni momento c'è un bambino che da una finestra ride a un cane che è saltato su una tettoia per mordere un pezzo di polenta caduto a un muratore che dall'alto dell'impalcatura ha esclamato: - Gioia mia, lasciami intingere! - a una giovane ostessa che solleva un piatto di ragù sotto la pergola, contenta di servirlo all'ombrellaio che festeggia un buon affare, un parasole di pizzo bianco comprato da una gran dama per pavoneggiarsi alle corse, innamorata d'un ufficiale che le ha sorriso nel saltare l'ultima siepe, felice lui ma più felice ancora il suo cavallo che volava sugli ostacoli vedendo volare in cielo un francolino, felice uccello liberato dalla gabbia da un pittore felice di averlo dipinto piuma per piuma picchiettato di rosso e di giallo nella miniatura di quella pagina del libro in cui il filosofo dice: "Anche a Raissa, città triste, corre un filo invisibile che allaccia un essere vivente a un altro per un attimo e si disfa, poi torna a tendersi tra punti in movimento disegnando nuove rapide figure cosicché a ogni secondo la città infelice contiene una città felice che nemmeno sa di esistere".
[I. Calvino, Le città invisibili]
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giovedì 5 giugno 2008
cura
non ricordo...
ho bruciato vetro.
accendo fuoco per vedere il nero salire
perdere trasparenza
e sentire la mia pelle strinata.
brucio l'aria
perchè non so più respirare.
specchio d'acqua
mi scivolo addosso
e il vetro affonda in silenzio.
superficie inerte in balia del vento
terra secca
non sai più germogliare.
non ricordo più...
come facevo a prendermi cura di me.. (?)
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mercoledì 4 giugno 2008
pelle lacera
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plenilunjo
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